DIES CAMPESTRIS IN GALLIA 
St. Romain-en-Gal - 8/9 giugno 2013 
 
A lato: il centurio prior Rufus concentrato innanzi al vessillo che dividerà nel  
manipolo gli antesignani dai postsignani. Dalla punta del signum pende una  
treccia bicolore che rappresenta l'intreccio tra posteriori e priori nel manipolo
 
Sebbene i contenuti del Dies Campestris siano già stati pubblicati nel 2012 col primo volume del De Rebus Militum, oggi esiste anche una data che sigilla per la prima volta  dopo 17 secoli la riattuazione 'fisica' degli autentici meccanismi di funzionamento della tattica legionaria. Così che "gli ispirati" che tanto spesso emulano il nostro lavoro senza mai citarne la provenienza , abbiano in questo articolo la loro spada di Damocle, prova assoluta di chi è arrivato per primo. 
Così che nel più significativo Festival Romano di Francia, quello che non fa mero spettacolo ma 'vuole' che il pubblico venga preparato ed erudito, a St. Roman-en-Gal, ArsDimicandi ha sfoggiato 25 eroi di stirpe italica che hanno inappellabilmente dimostrato come si addestrava la legione quotidianamente, dalla scherma individuale mediante criterio gladiatorio (Lex Rutilia Rufa, II secolo a.C.), alla sua espansione nel combattimento in colonna contro più avversari (tetramachia), fino a quelle incredibili manovre che servivano a permettere a ciascun manipolo, dunque all'insieme della coorte e infine all'interezza della legione, di assumere  le consistenze desiderate per adattarsi a qualunque evenienza, da un attacco di un cuneo alla carica di un elefante. 
Gli ordines, quali un contubernio prior ed uno posterior  vincolati nel reparto tattico minimo del sistema legionario, danno vita infatti a una serie di manovre 'ordali' che permettono al manipolo di raddoppiare il fronte e dimezzare la profondita, o il suo contrario, addensarsi raddoppiando la profondità o compattando i ranghi assumendo uno schieramento paragonabile a un falange greca. Il tutto con spostamenti dei soldati priori o posteriori dettati in modo molto intuitivo dal colore delle creste dei principales (centurioni e optioni) nonchè dalla bi-colorazione interna degli scudi (digmata), che permette ad ogni manipolo e a ciascun suo singolo componente, di potersi interfacciare sistematicamente, ritrovando sempre l'ordine e ripristinando le giuste posizioni soprattutto quando si è sotto la pressione nemica. La legione d'altronde era mirata a gestire il Kaos in modo organizzato
E grazie ai meccanismi ordali, il singolo manipolo poteva dividersi in due, ponendo innanzi al signum gli antesignani, e dietro le riserve postsignane! I primi con a capo il centurio prior con cresta albata, i secondi sotto il comando del centurio posterior e della sua cresta rubra. Scatta lo sfalsamento dei movimenti ordali, noto come quincunx, permettendo al comandante di reparto, una volta autorizzato dallo scioglitore di nodi più noto come Optio, di avvicendare i due reparti per portare sul fronte uomini freschi; il tutto in una manciata di secondi! [continua sotto]
 
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A sinistra: il campo della Cohors Campestris di ArsDimicandi, con gli scudi dei postsignani (gialli) e quelli degli antesignani (rossi). La scelta di utilizzare due colori per la facciata degli scudi nasce dall'esigenza di poter mostrare al pubblico la distinzione tra antesignani e postsignani, oltreché per distinguere chiaramente due caterve nel combattimento collettivo finale, l'hoplomachia. 
 
[continua da sopra] Grazie all'esempio dell'alternanza tra ante e postsigna, noto ai Romani come recursus (latino) o hypostrophé (greco), ArsDimicandi ha potuto dimostrare come avveniva anche il noto cambio tra astati, principi e triari, e in generale come avvenisse l'alternanza manipolare all'interno di ciascuna coorte, essa che fosse alto, medio o tardo repubblicana, fino a quella imperiale del III secolo. Un meccanismo che l'organizzazione di St. Romain, nella figura di Jerome Fage, ha definito "pura matematica applicata", e che noi di AD, vocati da un ventennio a "funzionare" piuttosto che ad "esibirsi", assimiliamo al percorso di apprendimento di un automobilista: all'inizio sei meno concentrato sulla strada (nemico) perchè devi ancora metabolizzzare i comandi dell'auto (chiome dei principales, colorazione dei contubernia, vexillum, etc). Poi, quando queste cose diventano inconsce, la tua attenzione è totalmente dedicata alla strada. Un processo di assimilazione che conosciamo profondamente, in ogni dettaglio, e che proprio per questo motivo ci ha indotto a scegliere un format militare fondato sull'addestramento delle reclute, accompagnate per mano a una graduale crescita tecnica, fisica e soprattutto psicologica. 
Già perchè le exoplisie, le manovre ordali e coortali, non erano fini a sé stesse! L'obiettivo finale era la battaglia, e in esercitazione questa era terribile quanto un vero scontro campale, dice Flavio Giuseppe, al punto da non poterle distinguere se non in virtù della presenza o l'assenza di sangue. E così il Dies Campestris ha mostrato anche gli attrezzi tipici del quotidiano addestramento. Clave di legno massello al posto del gladius, sphairotoi (armi con palla terminale) al posto dei pila, maniche e tibiali in lana compressa (centoni) o cuoio, come ne sono stati ritrovati anche presso siti archeologici, o ancora humeralia organici a protezione di petto, spalle e schiena, a succedaneo della corazza metallica ad anelli. [continua sotto] 
 
 
 
A sinistra: marcia del manipolo su tre ordini (dei cinque originali) disposti in acies simplex, quella che somma in un unica colonna un contubernio prior ed uno posterior. Ai lati del manipolo il centurio prior (a levante, destra) e l'optio posterior (ponente, rosso). Il comando dell'intero manipolo è soggetto a costoro. Il centurio posterior e l'optio prior stanno in coda, nascondendo le loro creste ai soldati per non compromettere le dinamiche a manipolo unificato. 
 
A sinistra: 
in un duello (monomachia) il feltro si stacca dalla clava e mette a nudo il cilindro di puro legno. Il termine clava deriva da clavus, perchè la sua forma richiama la forma di un chiodo: lo stelo come manico e la capocchia come punta. In tal modo i legionari potevano colpirsi a contatto pieno senza tuttavia provocare ferite importanti. Altro nome della clava e rudis, ossia rude, grezzo, a causa della sua semplicità.
 
A sinistra:  
un parastinco in strati di lana e pelle ritrovato in un sito archeologico in Germania, presso un accampamento militare romano.
 
 
A destra: 
Una monomachia tra legionari (duello singolo); con scudo rosso è l'armatura del Princeps, dotato di scudo ellittico convesso e clava di lunghezza pari al gladius (tipo Pompei, Magonza, etc). L'altro militare è dotato di scudo gallico, esagonale e piatto, e spatha più lunga usata prevalentemente di fendente. L'addestramento alle monomachie prevede che i legionari imparassero l'uso di più armature, tutte fondanti su diversi tipi di scudo e di arma. Tale abitudine (Mores) determina quattro principali sistemi schermistici, tutti derivati dalla scuola gladiatoria introdotta definitivamente dal console Rutiliuis Rufus alla fine del II secolo a.C. Il more myrmillonis tratta di scudo rettangolare convesso per duelli ultra-ravvicinati; il more samnitis tratta i duelli con scudo ellittico e un combattimento medio-corto. Il more camilli tratta di situazioni contro avversari che non accettano il corpo a corpo stretto (generalmente dotati di lancia, ascia o spada lunga). Infine il more peltastarum tratta di armature leggere e con scudi relativamente piccoli.Questi Mores sono imparentati con le categorie gladiatorie del Myrmillo, Provocator, Secutor e Thraex tipo A (peltasta).
 
 
A sinistra:  
come afferma Platone in merito alla formazione dei giovani nel gymnasion al fine di trasformarli in soldati, dal duello singolo si passa a due contro due (dimachia), poi quattro contro quattro (tetramachia), fino allo scontro tra intere caterve (hoplomachia), così da estendere le qualità tecniche della scherma alla tattica e alla formazione militare. Nella foto si osserva una tetramachia (4 vs 4) dove i legionari sono costretti da un ring di corda a mantenere una posizione incolnnata, simulando dunque la battaglia campale. A differenza delle monomachie, i duelli collettivi in colonna esasperano l'abitudine a combattere contro più di un avversario; è necessario valutare anche il compagno di chi hai di fronte, esso che sia al suo lato o dietro. Nelle tetramachie è possibile anche avvicendarsi col proprio compagno dietro, al fine di potersi riprendere dalla stanchezza o da colpi ricevuti. 
 
 
 
A destra: 
il manipolo si contrae a tergo (dietro) guadagnando metri al fine di permettere ai singoli ranghi una rincorsa sufficiente per il lancio del pilum. Scagliata  
l'arma la linea si inginocchia (subsidium) per permettere al secondo rango di  
scavalcare agevolmente il primo, e così via fina al sesto rango del manipolo. Al termine della manovra - che dura una manciata di secondi per complessivi 60 pila scagliati su un fronte di circa 10 metri - i legionari si alzano e si ritrovano in formazione Quadrata, ossia addensata in avanti. Sta al centurione in comando decidere se lasciarli in tale posizione o farli Laxare, ossia allungare indietro, nella tradizionale formaione in Acies Duplex. 
 
 
 
 
 
 
 
 
A destra: 
grazie alla distinta colorazione degli scudi, la Cohors Campestris di ArsDimicandi permette di suddividere due squadre (numeri) al fine di poter espletare le hoplomachie, ossia la simulazione a contatto pieno e con armi di legno della battaglia campale. Le due formazioni possono assumere diverse forme e addensamenti in base ai comandi di fischietto operate dal rispettivo centurione. Quando le oplomachie avvengono con schieramenti su più linee, i legionari mettono in atto anche la Renovatio Ordinis, ossia lo scambio sul fronte per poter riposare. Laddove invece ogni formazione è divisa in antesignani e postsignani, le oplomachie danno vita all'intero avvicendamento di reparti sul fronte. In questi casi tali scontri giungono a durare 30-40 minuti con solo una quarantina di persone.
 
 
 
 
 
 
A sinistra:  
le acies accalcate in avanti danno vita al Murus, o acies quadrata, l'equivalente romano della falange greca in termini di densità. Formazione più che utile quando il fronte è sottoposto a una pressione importante destinata a spezzarlo, il Murus non permette tuttavia alcun tipo di manovra ordale e coortale a causa dell'assenza degli spazi vitali del manipolo, quali i cardi e i decumani. 
Non appena la situazione lo permette, il centurione in comando fa Laxare gli ordini ricostituendo l'acies duplex, dalla quale è possibile eseguire qualunque tipo di manovra. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A sinistra:  
i legionari priores (e dunque la centuria prior) si staccano dal manipolo e mostrano al pubblico che il lato superiore interno del proprio scudo è chiaro (levante). Identicamente, con loro ci sono il Centurio prior e l'Optio prior, che hanno una colorazione chiara della cresta. Dietro la centuria posterior, col lato superiore rosso (dunque scuro, ponente) e i rispettivi ufficiali con cresta rossa. 
Dal tardo IV secolo a.C. le due centurie che componevano il manipolo erano utilizzate singolarmente solo per lavori di manovalanza, guardie e vessillazioni (prestiti ad altre legioni). In battaglia campale invece, solo la loro unione diventava un reparto operativo, ossia il manipolo, il quale grazie all'unione di cinque contubernia priores a cinque contubernia posteriores, formavano cinque "ordines", pari alle cinque dita di una mano. Infatti il simbolo del manipolo era una mano aperta in verticale. 
 
 
 
 
 
 
 
 
A sinistra:  
il Magister Peditum, l'addestratore per antonomasia della fanteria legionaria, divide in due il manipolo facendo le veci del signifero. Da questo momento il reparto è distinto in antesignani (quelli davanti al signum) e postsignani (quelli dietro al signum). In questa maniera il manipolo dispone di una propria riserva, destinata ad alternare 60 fanti pesanti con altrettanti (più 40 veliti) nella formazione legionaria detta "quadrata", con 4200 unità. Nella formazione media con 5200 unità per legione ogni manipolo prevedeva 80 antesignani e 80 postignani (e 50 veliti), mentre nella formazione massima da 6200 unità per legione, ogni manipolo prevedeva 100 antesignani e altrettanti postsignani (più 60 veliti). A questi numeri facevano eccezione i Triari, veterani trattenuti, i cui numeri rimanevano sempre gli stessi. 
Quando il signum manipularis divide il manipolo, da dietro salgono il centurio posterior e l'optio prior a prendere il comando delle riserve. 
 
 
 
 
 
 
A sinistra:  
il Magister Peditum Dario Battaglia col grande amico Luis De Huescar Garvì (co-organizzazione di St. Roman-en-Gal), già membro e collaboratore di AD dal '98. 
 
 
[continua da sopra] Così che alla fine, gli organizzatori e il pubblico hanno potuto assistere davvero a cosa accadeva quotidianamente davanti a qualunque castra, ove c'era quel Campus di addestramento da dove deriva il termine Campestris. Una lezione-spettacolo così veritiera al punto da dimostrare come tra i 25 nobili italici di AD, ve ne fossero 3 o 4 che non avevano mai partecipato ad addestramenti preliminari, ma che grazie alla matematicità del sistema tattico romano, la sua incredibile intuitività, peraltro sfoggiata praticamente mediante soli segnali acustici, ha loro permesso di adeguarsi alle impellenti e per nulla semplici richieste dei principales (centurioni e optiones), nel giro di una sola giornata. 
Un format questo destinato a crescere nel tempo e soprattutto destinato a un successo planetario! Il collegio sperimentale di ArsDimicandi, nelle figure degli ufficiali e dei soldati, unitamente alla collana di trattati del De Rebus Militum (D. Battaglia / L. Ventura), hanno permesso un piccolo miracolo che finalmente getta luce sulla macchina da guerra più gloriosa della storia. Una macchina da guerra costruita anzitutto sugli uomini, e soprattutto questi uomini di St. Romain, che per noi di AD rimarranno nel cuore e nella mente per sempre, autentici e perenni fondatori del Dies Campestris Legionis. 
Un sentitissimo grazie a Luis, Virginie, Jerome, François, Christophe e a tutti i gruppi di reenacting che hanno collaborato con noi nella splendida Francia!!! Questi invece, sono i semi-dei che mai dovranno essere dimenticati: 
 
Dario Darius Battaglia, Luca Silla Ventura, Stefano Aries Ferraro, Giuseppe Spes Calò, Giacomo Elephas Colombo, Claudio Cincinnatus Casti, Danilo Leo Lazzarini, Mario Anthrax Gregorio, Stefano Rufus Raspadori, Simone Gladius Conti, Andrea Aper Rossi, Massimiliano Verk Lora, Guido Sekene Marchetti, Francesco Sidus Cozzi, Umberto Vorenus Bubicorum Manganaro, Elena Phoena Crossignani, Alexandros Silvestrini, Francesco Stilicho Bindella, Michele Quadratus Colpani, Edoardo Agricola Della Vedova, Daniele Leonidas Leoni, Mattia Tiozzo, Danilo Eros Picone, Tiberio Tiberius Battaglia. 
 
Foto, video e logistica: Adriana Majercikova, Miriam Daphne Pokrivcakova, Roberto Ventura, Patrizia Campagna. 
 
 
 
 

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