Ars Dimicandi 
La scienza e le Opinioni - gennaio 2015
 
Ars Dimicandi & l'ars dimicandi 
Onestà intellettuale 
 
Recentemente sui social networks è comparsa una polemica sull’uso proprio o improprio del termine “ars dimicandi”. 
Ora quest’espressione ha due significati. In quanto derivazione latina di ars (da arma) = “scienza e tecnica basata sull’esperienza” e dimicare = combattere, ars dimicandi indica in generale “il sapere del combattimento” a prescindere da specifici soggetti storici. 
Dall’altro lato l’Ars Dimicandi identifica da 20 anni un'organizzazione il cui riconosciuto operato nell’ambito di un settore dell’ars dimicandi (gladiatura, legione e atletica pesante) è diventato sostantivo (substantivum = substantia). Ergo ciò che esiste ed è identificabile di per sè, a prescindere da una contestualizzazione che lo chiarisca: nome e identità
 
E’ chiaro che il senso dell’una o dell’altra espressione dipenda dal contesto in cui si presentano. Affermare ad esempio che nell’epoca comunale l’ars dimicandi si ispirò ai sistemi militari Romani, oppure che un certo codice tedesco esprima un’ars dimicandi innovativa nel panorama pre-rinascimentale, risulta del tutto lecito. Si può affermare persino che le scuole gladiatorie di Capua, nel I secolo d.C., rappresentassero un’eccellenza nell’ars dimicandi dell’epoca. L’espressione indica insomma una qualità tecnica, un equivalente raffinato di “scherma” o "disciplina marziale" che, tuttavia, dev’essere associato necessariamente a un soggetto per avere senso, esso che sia il Ludus di Capua o il Codex tedesco.  
Questa accezione di ars dimicandi non è sostantivo, poiché in passato non è mai esistita un’ars dimicandi che identificasse una scuola precisa, un particolare manuale, o una circoscritta cultura schermistica. Piuttosto è substantia il Flos Duellatorum, inconfondibile in ogni dove. Lo sono ancora l’armatura myrmillonum (scherma dei mirmilloni), la pygmachia (pugilato greco), l’ars tactica legionis, l’hoplomachia greca e qualsivoglia disciplina che rientri in caratteristiche tecniche e in un corpus documentario conosciuto o conoscibile.  
 
Che succede però se trasformiamo il nostro termine in un sostantivo? Se per esempio dicessi “A scuola dai gladiatori: il fascino senza tempo dell’ars dimicandi”, qui l’ars dimicandi rappresenta “la cosa” che affascina, l’oggetto del desiderio, ergo un sostantivo. Ma poiché il termine non significa nulla di preciso, è come se si dicesse “A scuola dai gladiatori: il fascino senza tempo della scherma”. E siccome anche la voce “scherma” non significa niente, è evidente che starei forzando l’ars dimicandi a essere qualcosa di codificato e collaudato, e per proprio per questo “affascinante”.
In particolare si sta suggerendo che una scuola di gladiatori possieda la conoscenza di un codice, un manuale gladiatorio chiamato ars dimicandi derivato dagli antichi romani. Ma questo non esisteva! O meglio esisteva col nome di dictata. Così tutto avrebbe un senso, trasformando il titolo in: “A scuola dai gladiatori: il fascino senza tempo dei Dictata”. 
 
Ed è qui che giunge la seconda ars dimicandi, la scuola che ha lavorato coi criteri dell’archeologia sperimentale, codificato i programmi, testato agonisticamente e infine pubblicato trattati di una precisa serie di discipline antiche. Una scuola che da oltre vent’anni ha assunto il nome di Ars Dimicandi per due motivi concreti. Il primo, proprio per valorizzare il criterio di “scienza e tecnica basata sull’esperienza” e che della sperimentazione estrema infatti, ha fatto la sua notorietà.  
Il secondo, perché all’epoca della sua costituzione nel ’94, gli esperti al suo interno coprivano un’intera gamma di discipline marziali occidentali che andavano dall’antichità all’epoca contemporanea, motivando concretamente la genericità e al contempo la globalità del termine ars dimicandi. E sebbene alla fine sia rimasta la sola sezione antica, la scuola Ars Dimicandi è divenuta indubbiamente un sostantivo, identità inconfondibile di un gruppo di persone, di discipline e di metodi peculiari.  
 
Così che arriviamo al punto: chiunque faccia parte di un gruppo storico o sia dotato - per esempio - dell’armatura del retiarius, potrebbe tranquillamente affermare “io pratico la gladiatura”. Ma se qualcuno dicesse “io pratico l’ars dimicandi”, avremmo tre sole possibilità di risposta:  
 
1] Non sarebbe minimamente compreso e qualcuno cercherebbe sul web tale parola.  
2] Gli eruditi capirebbero che fa una scherma storica; ma quale senza soggetto?  
3] Crederebbero a un’appartenenza al noto gruppo di gladiatori, legionari e pancraziasti che si chiama Ars Dimicandi. 
 
Se poi si affermasse “A scuola dai gladiatori: il fascino senza tempo dell’ars dimicandi”, allora le cose diventerebbe torbide. Perché chi non sa cosa significhi ars dimicandi non capirebbe, o cercherebbe sul web trovando “subito” la scuola ArsDimicandi. L’erudito invece, pur sapendo che il verbo dimicare nasce proprio in antichità, dovrebbe altrettanto sapere che l’espressione “il fascino dell’ars dimicandi” non ha relazione alcuna con la gladiatura storica, ed è certamente - ed impropriamente - presa da altri luoghi. Chi infine conosca il gruppo ArsDimicandi e ne veda il nome sovrapporsi a quello generico di ars dimicandi, che viene però spacciato come codice esatto e fulcro del "fascino" di un’altra scuola di gladiatori… ebbene chi conosca il gruppo ArsDimicandi non potrebbe che pensare a un plagio, o quantomeno a una maldestra manipolazione. Soprattutto laddove tale scuola “avrebbe potuto” definire in qualunque altro modo (persino con maggior persuasione e correttezza storica) l’oggetto del fascino decantato.  
 
Naturalmente i nostri sono solo esempi, modelli di linguaggio creati per immaginare contesti, e nei contesti osservare l'effetto e il significato di un termine come ars dimicandi. Tutto qui, un esercizio di retorica se volete, che non ha velleità e pregiudizi. D'altronde chi mai dovrebbe usare in modo improprio una peculiare espressione nel campo della Cultura? 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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